Cenni storici

VICENDE ISTITUZIONALI

La peculiare bipartizione del territorio di Buriasco si perde nella notte dei tempi. Il più antico documento attestante l'esistenza di questo luogo, datato 1028, racconta che la stirpe dei marchesi di Torino, antenata del casato Savoia, ne donava la metà ai canonici di Torino, trattenendo l'altra metà per se. Tutto facile fin qui, perché sembrerebbe questo il momento in cui si delinea un Buriasco Superiore (la parte storicamente rimasta ai Savoia), e un Buriasco Inferiore (quella ceduta ai canonici). Se non che, dopo una sostanziale assenza di documenti per tre secoli, scopriamo che nel XIV secolo la “metà” della corte posseduta dai canonici non è la metà del luogo intero, ma soltanto metà di Buriasco Inferiore, la cui altra metà appartiene ai Savoia. Così sorge il dubbio che anche il documento del 1028 non raccontasse la suddivisione del luogo intero nelle parti Superiore ed Inferiore, ma soltanto la suddivisione di Buriasco Inferiore in due parti. Quindi, o il documento spiega la medesima situazione rilevata nel XIV secolo, oppure esso rappresenta effettivamente il momento della istituzione dei due settori di Buriasco, e poi durante i tre secoli successivi è successo qualcosa, non rimarcato dai documenti, che ha articolato ulteriormente la ripartizione del luogo. Per ora, e probabilmente anche in futuro, dovremo accontentarci del beneficio del dubbio. Allora partiamo dalle certezze, e cioè dal fatto che sicuramente nel 1028 Buriasco era diviso in due settori, suddivisione che interessava l'intero territorio del luogo, ma anche il suo centro abitato, o come si diceva una volta il “capoluogo”. Questa suddivisione si riflette nella conformazione urbanistica del centro abitato, e infatti ciascuna delle due “ville” si sviluppava attorno ad una piazza (che ancora nel XIX secolo si chiamavano “piazza superiore” e “piazza inferiore”) e disponeva di ricetto proprio. Invece l'intero paese faceva capo ad un unico castello, che simboleggiava il potere signorile su Buriasco Inferiore, mentre Buriasco Superiore non ce l'aveva, visto che quest'ultimo era feudo di Pinerolo e come tale aveva il suo punto di riferimento nel castello dei Savoia posto sopra la collina di San Maurizio. Anche la chiesa parrocchiale era una sola, e di questo parleremo a tempo debito. Ma torniamo ai due settori del paese e ripercorriamo le rispettive vicende istituzionali. Buriasco Superiore comprendeva le terre tra Pinerolo e l'abitato di Buriasco Inferiore ed era feudo di Pinerolo, con Riva e Baudenasca, seguendone da vicino le vicende. Dal 1075 al 1220 è dominato dagli abati di S. Maria, che avevano ricevuto Pinerolo e le terre dipendenti dalla contessa Adelaide; poi passa ai Savoia, risultando incluso, assieme alle altre frazioni sopradette, nel territorio del novello comune di Pinerolo. Quest'ultimo figura nel documento di assegnazione dei domini piemontesi al principe Filippo d'Acaia nel 1295, e così implicitamente sappiamo che anche la parte superiore di Buriasco segue le sorti della novella capitale del Principato. Il Comune torna nelle mani del ramo principale dei Savoia a partire dal 1418, e vi rimarrà per i successivi quattro secoli, ma con due interruzioni ricordate col nome di dominazioni francesi: la prima dal 1536 al 1574, la seconda dal 1630 al 1696. In questi frangenti Pinerolo e dunque anche Buriasco Superiore passano al regno di Francia, frangenti nei quali le infeudazioni del luogo sono emesse dai re oltralpe. Nel 1714 il consegnamento dei beni feudali di Pinerolo a Vittorio Amedeo II comprende anche Buriasco. L'investitura è confermata nel 1736 e poi da Carlo Emanuele III nel 1738. Buriasco Inferiore si individuava nella zona compresa tra la parte complementare del centro abitato riconducibile ai confini di Pinerolo e le terre di Scalenghe, Cercenasco, Vigone e Macello. A partire dal 1252 figura documentariamente come entità comunale. Aveva giurisdizione su questa parte del territorio di Buriasco, per donazione del 1 luglio 1028, il Capitolo della chiesa maggiore di S. Giovanni Battista in Torino, unitamente ai marchesi di Torino per la percentuale che a questi ultimi competeva. Tale suddivisione, finora definita deduttivamente, diviene sistematica da un punto di vista documentario a partire dalla metà del XIV secolo, allorquando ciascuno dei due “sotto-settori” inanella una linea signorile propria. Il primo sotto-settore appartiene ai Savoia-Acaia, i quali negli anni 1345, 1368, 1378 lo infeudano ai Gillio, e nel 1411 ai Mombello (o Montebello che dir si voglia), dopodiché i Savoia proseguono a infeudare questi ultimi negli anni 1436, 1465, 1473, 1492, 1495, 1500, 1531 e 1533. Le predette investiture comprendono sempre il castello. Il secondo sotto-settore appartiene inizialmente ai canonici, ossia alla Mensa vescovile di Torino, che negli anni 1350, 1351, 1365, 1380 lo infeudano ai Gillio, dopodiché nel 1399 lo cedono ai Savoia-Acaia tramite permuta, e questi ultimi prima lo infeudano ai Truchietti, poi immediatamente dopo lo vendono al comune di Pinerolo. Questi lo affitta ai Peyt e ai Truchietti nel 1409, e nel 1418 lo vende ai Fantini, dai quali nel 1452 passa ai Solaro che a loro volta lo fanno ritornare ai Savoia. Essi negli anni 1469, 1472, 1483, 1490, 1496, 1498, 1505 e 1541 lo infeudano al comune di Pinerolo. Nel 1546 le sorti dei due sotto-settori di Buriasco Inferiore si uniscono, poiché i Mombello cedono il castello e la loro parte di feudo a Pinerolo, che nel frattempo continua ad essere investito dell'altra parte di tale feudo dai Savoia, e questo accadrà nel 1547, 1560, 1575. Parallelamente i Mombello, dapprima nel 1559 avevano ottenuto, non si sa quanto lecitamente, l'infeudazione di Buriasco Inferiore, ma senza effetto, in seguito nel 1576 entrano in lite con la novella città di Pinerolo per venire reintegrati di tale possesso, anche questa volta senza ottenere nulla. In questi stessi anni il mondo feudale mostra segni di cedimento, e infatti tra il 1577 e il 1578 il comune di Buriasco ottiene da Pinerolo, da cui dipende, il permesso di affrancare parte dei beni immobili da decime e diritti feudali signorili. Nel 1581 si rinnova ancora una volta l'investitura del feudo di Buriasco Inferiore a favore della città di Pinerolo. A partire dal 1608 iniziano le trattative per la vendita del feudo, castello, territorio e giurisdizione di Buriasco Inferiore posseduto dal comune di Pinerolo che, per bisogno di denaro lo aliena nel 1615 a Maurizio Ferrero, già signore di Bibiana e Famolasco, il quale ne diventa conte erigendo il luogo a contea. Il conte era personaggio assai vicino al duca Carlo Emanuele che probabilmente aveva gradito l'operazione, avendo egli stesso auspicato, pochi anni prima, di ottenere personalmente il possesso del castello come baluardo difensivo strategico in caso di nuovi attacchi da parte dei francesi. Tuttavia tale vendita, già intristita dai malumori dei buriaschesi che a più riprese avevano dimostrato di mal sopportare i conti loro signori inoltrando suppliche al re e intentando liti contro i pretesi diritti e i soprusi subiti, viene successivamente impugnata dalla città di Pinerolo. Ciò accade in due riprese, nel 1727, e poi anche nel 1772, essendo ritenuta «pilotata con l'inganno dai suoi amministratori per difetto di consenso, di solennità e di causa, e poiché pregiudiziale al pubblico, attesa la modicità del prezzo, e singolarmente perché si fosse questo in gran parte convertito in estinzione di un censo nullo, tariffabile ed usuraio». Nonostante tutto, la signoria dei conti Ferrero su Buriasco Inferiore si protrasse fino all'inizio del XIX secolo. Con le Regie patenti del 14 agosto 1818, e non senza l'opposizione della città di Pinerolo che intentò causa per vari anni, Buriasco Superiore veniva separato da Pinerolo ed unito al comune di Buriasco Inferiore: tra gli argomenti portati a favore del ricongiungimento vi era l'unità spirituale tra le due zone, da sempre soggette alla medesima Parrocchia. Nasceva così il comune di Buriasco.

 

GIURISDIZIONE POLITICA, GIUDIZIARIA E MILITARE

Dal punto di vista amministrativo-giudiziario durante tutto il Medioevo Buriasco è compresa nella castellania di Miradolo e S. Secondo. Per Castellania si intende la circoscrizione territoriale entro la quale il signore di un castello estende la sua giurisdizione, esercitandola lui direttamente secondo le sue competenze, e per il resto delegandone la gestione a tre funzionari: il castellano (per l'ordine pubblico), il giudice, e il chiavaro (per la contabilità). Il primo dei tre è anche luogotenente del signore in sua assenza. In più, mentre nei centri medio-grandi la gestione delle funzioni amministrativa, giudiziaria e militare si distribuisce tra le tre figure pocanzi ricordate, viceversa nei piccoli centri essa si concentra in singole figure istituzionali, che a Buriasco sono i luogotenenti del signore feudale. Agli effetti pratici, nella parte di Buriasco Inferiore posseduta dai canonici, e poi dal comune di Pinerolo, compare un “gastaldo”, ossia la figura che amministra la signoria per conto del suo proprietario, essendo questo assente fisicamente nel luogo. Le sue funzioni, originariamente estese, col passare del tempo si ridurranno alla conduzione agricola del territorio. Viceversa l'altra parte di Buriasco Inferiore, per intenderci quella riconducibile ai Mombello, è luogo di residenza del signore, la cui famiglia vive nel castello, qui dunque le presenza di un suo luogotenente è superflua, e infatti il gastaldo non c'è. Complementare a quest'ultimo è però il “podestà”, unica figura per l'intero luogo di Buriasco Inferiore, che svolge il ruolo di magistrato locale. E' di solito personaggio di nobile famiglia, per lo più cavaliere, o giurista, comunque competente in cose militari e giudiziarie. Nel nostro caso, trattandosi di un piccolo centro, esso è generalmente un notaio. Essendo autorità al di sopra delle parti, deve essere preferibilmente forestiero, e cambiare frequentemente per evitare lo sviluppo di affari e interessi personali. Con l'unificazione ed erezione di Buriasco Inferiore in contea il gastaldo scompare, mentre rimane il podestà che si affianca al conte, spesso quale suo luogotenente. E' quasi scontato dire che quello signorile non ha nulla a che vedere col podestà fascista, figura autoritaria dell'ambito comunale che sostituisce, obliterandoli per l'intera durata della dittatura, il sindaco e il Consiglio comunale, senza sovrapporsi però ad alcuna autorità giudiziaria. Se finora abbiamo evidenziato i funzionari di rappresentanza feudale ossia signorile, vi sono anche rappresentanti del Comune (e quindi presenti fin dal Medioevo in Buriasco Inferiore): due sindaci, i quali si rinnovano molto rapidamente con l'alternanza dei consiglieri comunali; in secondo luogo il segretario comunale, esperto in materia giuridica; vi è anche il camparo, che si occupa esclusivamente del rispetto dell'ordine nelle campagne. Con la Rivoluzione francese, e i successivi anni napoleonici e quelli della Restaurazione, le funzioni amministrative verranno riorganizzate, così avviene anche a Buriasco. Da un punto di vista prettamente rappresentativo, si elegge un sindaco per volta; ma la vera novità sta nella burocrazia, con la modernizzazione della contabilità, dell'anagrafe, dello stato civile, della catastazione. Dal punto di vista giudiziario, durante l' “Ancien Regime” Buriasco Inferiore ha un giudice proprio, mentre il giudice di Pinerolo opera sull'intero territorio comunale; ma già nel Seicento, si rileva la presenza di una circoscrizione giudiziaria periferica cui faceva capo un giudice che serviva esclusivamente i luoghi di Talucco, Costagrande, Riva, Buriasco Superiore e Baudenasca, con sede presso Riva. Nell'Ottocento, per effetto della riorganizzazione generale operata dal governo napoleonico, Buriasco è il capoluogo del mandamento che comprende Frossasco, Macello, Piscina e Roletto. E per questo nel 1851 si allestisce in paese una sede del tribunale locale dove risiede il giudice di mandamento. E si costruisce pure un carcere mandamentale, mentre nei secoli precedenti le uniche prigioni stavano nel castello. Nei tribunali di Buriasco si discutevano cause civili e criminali, molte delle quali riguardanti la gestione e la supremazia sulle acque. Se di queste ricorrenze si rimanda alla cronistoria, al contrario non si possono tacere due casi particolari di stregoneria, corredati da pozioni e fatture, che nel XIV secolo coinvolgevano abitanti di Buriasco, episodi testimonianti il pronto intervento dell'Inquisizione in questi luoghi.

 

VICENDE GUERRESCHE

Luogo defilato, Buriasco raramente è stato teatro di azioni militari, mentre costituendo il crocevia di un paio di vie di comunicazione (assi stradali Val Pellice-Torino e Pinerolo-Vigone) si è trovato ad ospitare in più occasioni contingenti militari in sosta. Qui di seguito ricordiamo le circostanze maggiormente significative. Nel 1334 si attua la congiura, poi fallita, delle famiglie torinesi Zucca e Sili ai danni degli Acaia. Nel piano degli alleati del complotto, provenienti da Barge e capeggiati da Federico di Saluzzo, era in animo di accamparsi a Buriasco tra venerdì 9 e sabato 10 settembre, per poi marciare da lì verso Torino al fine di riunirsi al resto dell'esercito e prendere la città. Ma il disegno si deve rinviare di un paio di giorni, variando il percorso che non passerà più da qui. Durante le lotte tra i Savoia e il principe ribelle Giacomo d'Acaia (1356-1363) il conte Verde nell'ottobre 1359 penetra nel Pinerolese e pone il suo campo in Buriasco Inferiore. Agli albori del conflitto per la successione del Monferrato (1536-1539) vi sono sentori di guerra nell'aria di Savoia, e infatti il duca già a maggio aveva iniziato a rassettare le fortificazioni di Torino. In questo contesto il 6 dicembre 1535 stazionano a Buriasco soldati ducali, che il successivo 24 alloggeranno a Pinerolo. Ancora nel gennaio 1536 si sarebbero segnalati altri soldati ducali a soggiornare in Buriasco. Nel 1592 la località è saccheggiata ed incendiata dalle truppe francesi del maresciallo de Lesdiguières che, fallito il tentativo di occupare Pinerolo in nome di Enrico IV di Francia, le lascia libere di mettere a ferro e fuoco il Pinerolese. L'avvenimento è ricordato da una pergamena con cui, il 19 maggio 1595, Carlo Emanuele I esenta la comunità e gli uomini di Buriasco Inferiore dal pagamento delle tasse per 10 anni, a risarcimento dei danni patiti a causa degli assalti nemici, e come ricompensa per avere difeso il castello. Nell'ambito della guerra per la liberazione del Pinerolese dalla dominazione francese, l'11 luglio 1693 il marchese di Parella invia una lettera al conte Caprara, scritta dal campo militare di Buriasco, con cui lo informa d'aver scacciato i francesi da due montagne, e richiede artiglieria e provvisioni per cacciarli ancora da due ridotte.

 

FORTIFICAZIONI

Il castello di Buriasco, ancora oggi esistente, è ricordato fin dal 1351. Nei documenti appare, talvolta esplicitamente altre volte implicitamente, legato a Buriasco Inferiore. Esso non risponde tanto alla tipologia castrense di difesa, quanto a quella residenziale, e infatti vi abitavano i signori locali. La relazione della visita al castello svolta nel 1610 descrive esaurientemente l'articolazione degli spazi di cui esso si componeva. Tra gli ambienti rilevati sono la cappella, la prigione della torre, il granaio sopra la sala verso mezzanotte, una sala e una stanza grande sopra la sala grande verso ponente e mezzanotte, la galleria, vari camerini, un “viretto” (ossia torre scalare cilindrica) presso la galleria, la sala bassa, la stalla, il pozzo nel cortile interno, il “crotone” (ossia grande cantina), la porta grande del castello. Nella visita non sono descritti il fossato (citato invece nel 1553 e 1616) e il muro di cinta o recinto (citato invece nel 1618), che delimitavano e contenevano, oltre il castello: il giardino quadrato (citato a partire dal 1566, a seguire nel 1621 e oltre) detto anche “verziere” (citato invece nel 1492), e il piazzale esterno trapezoidale. Il castello fu abitato dai signori fino alla fine del XVIII secolo. Successivamente rimaneggiato, tra le altre cose scompaiono le torrette angolari aggettanti. Le due ville di Buriasco non erano dotate di mura di difesa, tuttavia ciascuna delle sue partizioni disponeva di un ricetto. Esso è la porzione di un centro abitato non fortificato, delimitata e difesa da muraglie e da fossato, per il riparo della popolazione e per lo stoccaggio di derrate alimentari; e infatti anche nel nostro caso vi si trovavano dentro tettoie, sedimi, stalle, orti e casette non residenziali. Il ricetto di Buriasco Inferiore si individua nel quadrilatero ideale compreso tra via IV novembre, via Macello, il beale subito sotto via del Mulino, via dell'Ospedale Consolata e il retro della chiesa parrocchiale. E' ricordato dapprima in una investitura del 1345, poi ripetutamente nei documenti tra i secoli XV e XVII (vedi anni 1444, 1465, 1475, 1478, 1495, 1541, 1548, 1553, 1566, 1578, 1580, 1590, 1612, 1617, 1618, 1621), e si hanno sue notizie fino al 1680. Secondo un documento del 1618 il ricetto era delimitato da muraglie nei lati est e ovest, e sotto la muraglia di levante vi era «un fosso osia peschera, nella quale di ordinario si soleva meter dalli particolari dil loco le canape à nasar». Il fosso di difesa, citato nella maggior parte degli anni in cui si parla del ricetto, lambiva dunque il perimetro del ricetto dai lati nord, est e sud, coincidendo in sostanza col beale che ancora si vede nei disegni seicenteschi tanto da essere definito talvolta “beale recepti” (vedi anno 1549). Come si è detto, la peschiera occupava il lato est del fossato, quello orientato verso il castello, «prope et ante castrum dicti loci, cui coherent fossata dicti castri» (vedi anno 1553). Il lato sud del fossato era scavalcato da un ponte levatore di legno, attraverso il quale si entrava nel ricetto passando dalla porta detta “del Mulino”, così chiamata per esser posta di fianco al mulino della Comunità (vedi anni 1475, 1490). Tutt'attorno alle muraglie ed ai fossi erano alberi di noce, che talvolta si affittavano, e le noci si vendevano tramite gara, quando non date al parroco per l'illuminazione della chiesa (vedi anni 1553, 1580, 1590, 1618). Come detto nella definizione di ricetto, entro il suo perimetro c'erano case e orti, oltre un pascolo comune nel quale i particolari erano soliti portare le proprie bestie a pascolare, e soprattutto «per tempo di piogie» (vedi anno 1618). Il ricetto apparteneva al Comune, che come si è intuito lo metteva a disposizione della popolazione e talvolta ne affittava la gestione. In particolare nel 1612 la comunità di Buriasco Inferiore dimostrava che esso non fosse mai stato feudo di Pinerolo, in quanto sua proprietà da tempo immemore. Alcune parti di esso però erano private, ad esempio nel 1617 il conte Ferrero acquistava una casa lì esistente. Finalmente, nel 1621 il Comune cedeva ogni suo diritto sulla superficie interna del ricetto, mentre manteneva la proprietà delle sponde esterne alle muraglie. In compenso il conte si impegnava alla manutenzione dell'intera superficie, e a rivenderne una parte per conservare l'uso pubblico del pascolo; inoltre avrebbe provveduto alla costruzione di un ponte in muratura che valicasse la peschiera, permettendo un agevole ingresso nella via che conduce alla piazza. Di tutta questa struttura nulla resta, se non la traccia del perimetro nell'impianto urbanistico. Il ricetto di Buriasco Superiore, anch'esso avente le caratteristiche di contenuto evidenziate nella definizione generica, si individua nel quadrilatero ideale compreso tra via Tegas, via XXV aprile, piazza Gonnet, il Lemina, e ancora via Tegas. Esso è ricordato la prima volta nel consegnamento catastale del 1428, e poi nell'altro del 1545; se ne parla ancora fino al 1591, ma non oltre. Il suo interno era fittamente ripartito fra privati, lotti che il primo catasto racconta essere 24, mentre mancano del tutto immobili attribuiti al Comune di Pinerolo. In tutti i casi quest'ultimo era titolare del fossato e della relativa muraglia perimetrale, peraltro mai indicata nei documenti, e di una torre-porta, presso la quale nel 1571 il camparo Chiaffredo Gimbardo intendeva costruire «unum tuguriolum sive habitaculum in terreno communitatis, existente in loco Buriasci Superioris, et intra moenia recepti prope turrem et dicta menia versus solis ortum». Attualmente il fosso e relativa muraglia sono scomparsi, al contrario la torre della porta del ricetto esiste ancora; tuttavia essa è percepita erroneamente come il varco storico di confine fra Buriasco Inferiore e Superiore, mentre abbiamo visto che la linea di confine tra le due parti passa lungo l'asse della via “del forno”, oggi denominata via Don Bruera e Don Mensa.

 

TERRITORIO, ECONOMIA E GESTIONE DELLE ACQUE

Il paesaggio rurale caratterizzante il territorio buriaschese è ben delineato, insieme alla sua evoluzione nel tempo, nei consegnamenti catastali fatti dai particolari delle rispettive comunità: nel 1287 gli appezzamenti sono piccoli, constano di una o due giornate di terra, non figurano grandi tenute né cascine soggette al diretto dominio dei signori. Nel corso del XIV secolo si verifica gradatamente un considerevole frazionamento del possesso contadino con ascesa del numero di case. Infatti, nel catasto del 1444 c'è un notevole cambiamento: la società si configura a piramide, con un vertice costituito da grandi possessori e una larga base di piccolissimi proprietari. E' la proletarizzazione dei contadini. Inoltre, nel villaggio si sono insediati alcuni nobili, gli stessi detentori dei lotti agricoli maggiori. Sin dal 1282 risulta annullata la divisione delle terre comuni tra gli abitanti del luogo a favore del ripristino degli antichi diritti della comunità. Nel 1330 la Comunità riscatta i diritti su prati, taglie e fitti. Gli abitanti godevano del diritto di pascolo sia nella zona montuosa dei Piani sia nelle terre in prossimità del Pellice. Nel periodo della perequazione il territorio è diviso in 9 valbe (ripartizioni territoriali che a loro volta aggregano una moltitudine di regioni; nel 1744 sono: Cartini, Ormea, Podio, Mompayretto, Voydasacco, Fraschetto, Viviani ossia Ruata Secca, Noverate Superiori e Inferiori, Longino Superiore e Inferiore, Comba, Canali, Prati Vecchi, Pontetto, Conforno, Castagneri, Volpatera, Campo Fiorito, Lamette, Leminasse, Volta ossia Galeani, Strette, Cardone, Perosa), e possiede solo due giornate di terre comuni e immuni, lasciate a pascolo, a cui si aggiungono due piccoli gerbidi non registrati chiamati “Nazori” e “gerbo di Lemina”. Nel 1741 risultano esserci campi, prati, alteni con pochi gerbidi e nessun bosco; il reddito si fonda sul grano e sul fieno. I terreni del demanio vengono venduti precedentemente al 1924 e gli esigui fondi rimasti sono di uso pubblico. Nel 1925 il podestà dichiara che non ci sono usi civici. I campi sono storicamente irrigati dalle acque provenienti dal torrente Lemina e da una serie di canali artificiali derivati dal Chisone. Attraverso gli interventi di manutenzione, ma soprattutto grazie alle numerosissime controversie, abbiamo memoria di essi. Nel 1718 si ricorda quello proveniente dalla ramificazione del rio Moirano presso il batticanapa di Pinerolo, e che serve specificamente Buriasco Superiore. Dalla medesima ramificazione si dipartiva il beale di Baudenasca, che correndo lungo la omonima strada andava a mischiarsi con le acque dell'antico “beale di Ferro”. Quest'ultimo, attestato fin dal XV secolo, nasceva nel fiume Chisone all'altezza della regione del “Risagliardo Inferiore”, a sud-ovest del Torrione, e nei pressi di Baudenasca andava a tuffarsi nel beale di Buriasco. Anch'esso a sua volta era derivato dal Chisone nella regione dei “Boschi degli Agnesini”, presso una presa con una biforcazione. Il primo ramo di essa era appunto il predetto beale di Buriasco, che percorreva il feudo di Baudenasca andando infine a morire nel Lemina presso l'abitato di Buriasco, circa all'altezza del confine della sua parte Superiore e Inferiore. Il secondo ramo, detto “beale di Vigone e Macello”, ossia di Meano, scorreva più a sud, a cavallo del confine tra Baudenasca e Macello, senza mai entrare in territorio di Buriasco. Un beale derivato dal Lemina, chiamato “dei Mulini”, serviva appunto a far girare le ruote del principale mulino di Buriasco, situato sul perimetro del ricetto inferiore. Questo beale proseguiva poi costeggiando lo stesso ricetto tra il suo lato di levante, alimentandone la peschiera, e il fossato del castello. Come si può facilmente intuire, i canali erano la fonte della forza motrice dei pochi edifici proto-industriali di Buriasco, tra i quali ricordiamo, oltre il citato mulino, una “ressia” (si tratta di una segheria) e una filatura, quest'ultima ricordata nel 1776 col nome del suo padrone e impresario Camusso. Detta manifattura si trovava nell'esatto punto della confluenza del beale di Buriasco col Lemina, e risalendo un poco il citato canale si sarebbe pure incontrato il mulino di Buriasco Superiore. Nè si possono tacere altri edifici che fornivano servizi alla popolazione. Buriasco Superiore aveva un forno suo proprio all'interno del ricetto, citato nel 1428, 1671, 1684, 1692, 1708 e 1710, anno in cui si decide di spostarlo, ritenendo inopportuno che si trovasse nei pressi della chiesa della Confraternita. Buriasco Inferiore ne aveva uno documentato fin dal 1567 e poi nel 1664. Nel 1833 il Comune alienava l'area sulla quale era stato un forno pubblico, forse quest'ultimo. Nel 1842 il Consiglio di Buriasco delibera essere d'utilità il progetto, presentato dall'architetto Rubey, per la costruzione di un edificio composto di ghiacciaia, macello e peso pubblico nel sito sul lato di mezzanotte della contrada tendente alla cappella Nuova. Il costo dell'opera sarebbe stato coperto dal capitale ottenuto dalla città di Pinerolo conseguentemente all'unificazione delle due parti di Buriasco. L'opera verrà realizzata nel 1850, su ulteriore disegno dell'architetto Formento, anche se nel 1854 il costruttore Geuna protestava per aver concluso l'opera senza esser stato saldato della cifra pattuita. Nel 1887 questo edificio sarà poi adattato ad accogliere le prigioni del carcere mandamentale. Il reticolo viario del territorio è caratterizzato da sempre da una moltitudine di piccole strade vicinali, che a loro volta convergono essenzialmente in due direttrici pubbliche intersecanti: la strada che da Pinerolo tende a Vigone, e la strada che dalla val Pellice e Cavour tende a Torino, passando da Cercenasco. Vi è inoltre una terza direttrice, quella che da Buriasco conduce a Frossasco. Le altre vie pubbliche sono concentrate nel paese di Buriasco, e riconoscono come fulcro le due piazze, quella della villa superiore e l'altra della villa inferiore.

 

RELIGIONE, ASSISTENZA, ISTRUZIONE

In linea generale, fino al 1064 il Pinerolese è stato sottoposto alla diocesi di Torino, poi con la donazione adelaidina all'abbazia di Pinerolo buona parte di esso passa sotto la sua giurisdizione almeno spirituale dove non temporale. Il cerchio si chiude nel 1748 allorquando la nascente diocesi di Pinerolo incorpora beni, diritti e prerogative dell'Abbazia. Sotto quest'aspetto non deve stupire la donazione di Buriasco Inferiore a favore dei canonici della cattedrale di Torino (1028), che già ne detenevano l'amministrazione spirituale. Come abbiamo visto, fino al 1818 la partizione superiore del paese è dipesa per l'amministrazione civile da Pinerolo, ma per la vita spirituale i suoi abitanti hanno sempre fatto riferimento alla parrocchia di Buriasco Inferiore la quale, diversamente dal resto del Pinerolese, fino al 1748 andò sottoposta alla diocesi di Torino (elevata ad Arcidiocesi nel 1515), e successivamente a quella di Pinerolo. Anche i cosiddetti “diritti di parrocchialità”, che in Buriasco si esplicitavano nella riscossione delle decime del grano e del vino, hanno seguito la medesima alternanza diocesana, e il vescovo di Pinerolo ne avrebbe goduto fino al termine del XVIII secolo. Tuttavia il Capitolo collegiale di Pinerolo pretese una percentuale su tale diritto fin dalla sua nascita, e cioè dal 1024. La chiesa parrocchiale dedicata a S. Michele Arcangelo, sorta come detto nella zona di Buriasco Inferiore, è già ricordata nel 1047, ancora sottoforma di cappella compresa nell'altomedievale curtis, mentre nel XV secolo viene definita ecclesia. Ricostruita nel 1704, sarà ampliata con le navate laterali nel 1846. Degna di nota è la vicenda del tumulo privato dei conti Ferrero, situato sotto una delle cappelle laterali della chiesa antica. Esso fu conservato dopo la demolizione di quest'ultima, rimanendo unico rudere nell'ampliamento della piazza pubblica per un secolo e mezzo. Fallirono le ipotesi di ricostruirlo nella chiesa nuova (1739), neppure nel nuovo cimitero (1833), e finalmente fu ricollocato nella nuova navata aggiunta alla parrocchiale nel 1841. L'altra chiesa di Buriasco, quella della Confraternita di Gesù, seppur situata nella parte superiore del paese, tuttavia mai fu parrocchia, e sempre è dipesa da quella di S. Michele Arcangelo. La Confraternita, citata a partire dal 1708, potrebbe non aver costruito la chiesa in quegli anni, bensì aver utilizzato quella che, senza intitolazione, i documenti raccontano essere stata edificata nel 1619. Nonostante la condivisione della Parrocchia, tuttavia una certa competizione tra Buriasco Inferiore e Superiore doveva pur esserci, visto che durante le processioni religiose l'asta del baldacchino passava dalle mani del rappresentante della comunità di Pinerolo a quelle delle autorità di Buriasco Inferiore al passaggio della linea di confine. Questo capitava almeno nei secoli XVII, XVIII e XIX come testimoniano i documenti, ma la cosa poteva avere origini ben più antiche, forse risalire addirittura alla metà del XIII secolo quando si costituì il comune di Buriasco Inferiore. Oltre le chiese, nel territorio di Buriasco si attestano parecchie cappelle, per lo più distribuite nel territorio esterno al capoluogo, come testimoniano le visite pastorali degli anni 1668, 1765, 1836 e 1883. Nel XVIII sec. risultavano presenti sul territorio di Buriasco Inferiore ben cinque confraternite laicali: la Compagnia del SS. Sacramento, unita a quella del Rosario, la Compagnia della Dottrina Cristiana, la Compagnia del Suffragio e la Compagnia dei Disciplinanti, o del Gesù, dotata come abbiamo visto di una propria cappella in piazza Gonnet (o piazza Superiore). A metà XX secolo, le compagnie erano salite a nove. Attiva era inoltre una locale Congregazione di Carità, ricordata fin dal 1628 sottoforma di congregazione “dei Poveri”, mentre era detta propriamente “di Carità” fin dal 1720, come testimoniano le deliberazioni del suo direttivo. Lo Statuto organico è approvato da Vittorio Emanuele II il 13 febbraio 1870; il Regolamento interno è del 7 aprile 1868. L'ente si dedicava a elargizioni di elemosine, generi alimentari e medicinali, all'assistenza a reduci di guerra, orfani, e al soccorso invernale. Tra gli enti di assistenza e beneficenza, grande importanza per il miglioramento delle condizioni di vita locale fra il XIX ed il XX secolo ebbe la nascita di due Opere Pie. La prima è l'Ospedale-Ricovero della Consolata, sorto nel 1900 ed eretto in Ente Morale nel 1905. Fu istituito per iniziativa privata di Maria Sogno, che dona anche una sede in Buriasco, e del sacerdote Domenico Brignone, prevosto e vicario foraneo di Buriasco. Scopo originario dell'istituzione era ricoverare gratuitamente i poveri e malati locali di ambo i sessi, purché domiciliati in Buriasco, e di accogliere anche i cronici per non più della metà dei posti disponibili. Il Consiglio di amministrazione era composto dal parroco pro-tempore di Buriasco, dal presidente della locale Congregazione di carità e da tre membri elettivi, in carica per 5 anni, e nominati nella misura di due dal Consiglio comunale ed il terzo dalla Congregazione di carità. L'ente esiste tuttora. L'altro ente notevole è l'Asilo infantile, fondato da una società di azionisti nel 1870 ed eretto in Ente Morale nel 1880. Ebbe la sede locale fornita gratuitamente dal Comune. Scopo fu quello di «raccogliere, custodire, istruire ed educare i ragazzi d'ambo i sessi cristianamente», accogliendo anche gli orfanelli. Esso si finanziava con azioni societarie, col concorso del Municipio e della Congregazione di carità, congiuntamente alle rette delle famiglie più agiate ed elargizioni private. La direzione dell'Asilo si componeva del parroco locale, di un membro delegato dal Consiglio comunale e del presidente della Congregazione di carità; altri quattro membri erano scelti fra gli azionisti. Ammessi all'Asilo erano i fanciulli non minori di 3 anni e non maggiori di 6. L'insegnamento era ripartito in educazione civile, religiosa e fisica. L'istituzione attualmente esistente risulta essere stata privatizzata. L'istruzione elementare in Buriasco è attestata fin dal 1712, quando la scuola si teneva presso il giardino della casa della Comunità. Una nuova sede si costruiva nel 1860 sempre presso la casa del Comune. Dal 1898 la scuola, che fino a quel momento era stata solo per maschi, diviene mista. Questo segnale di emancipazione femminile avrà un esito più evidente nella riforma elettorale, con cui si allargherà il voto alle donne a partire dal 10 marzo 1946, in occasione delle elezioni amministrative, e nel successivo 2 giugno per scegliere tra la monarchia e la repubblica. Fra le frazioni acquisiranno maggiore importanza nel tempo Appendini, dotata di scuole almeno dal 1872 e di parrocchia dal 1945, e Rivasecca, dove già nel 1765 si teneva una scuola retta dai cappellani, ma non era pubblica e poi aperta solo alcuni mesi dell'anno, mentre quella pubblica si sarebbe costruita dopo il 1892.

[Testi tratti da "Cronistoria di Buriasco", Comune di Buriasco 2018]

 

Le streghe di Buriasco
Manoscritto Corpus Domini

 

 

 

 

 

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri